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Archivio di giugno 2011

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Perche’ abbiamo perso e da dove ripartire

martedì, 28 giugno 2011

Milano 12 giugno 2012
Cari amici
Affido a questo blog alcune considerazioni sulle ultime elezioni e le proposte per un pronto rilancio del PDL
Fattori nazionali
La sconfitta delle elezioni milanesi è secondo me l’effetto di una ventata di malcontento che ha colpito il Governo nazionale , la coalizione , i suoi Leader. Milano è fatta così, è velocissima nel mutare orientamento. E’ una città dove nascono tutti i movimenti politici e le tendenze culturali e sociali: questo è stato anche il motivo per cui non abbiamo avvertito prima, in tutta la sua portata, lo tsunami cui andavamo incontro.
Questo malcontento è il risultato di 2 fattori : da una parte una sapiente opera di demolizione mediatica del nostro Leader e del Governo che nel lungo periodo ha dato i suoi frutti; dall’altra è il frutto di un sistema politico istituzionale ingessato, dove governare è difficilissimo e riformare quasi impossibile: i poteri di chi viene eletto sono limitati mentre altri poteri ( la burocrazia, la magistratura ) dispongono, nella totale irresponsabilità, di micidiali poteri di interdizione.
Noi sappiamo quanti ostacoli al cambiamento frappongono istituzione romane polverose, magistratura e anche le varie lobby e potentati economici che da anni giocano a dividere le maggioranze uscite dalle urne: i burattinai di Fini oggi e prima ancora di Follini e Casini.
L’opinione pubblica milanese e lombarda però non è composta da politologi ma è concreta , quasi calvinista, e non accetta scuse, anche quando fondate, per giustificare la palude. Ai lombardi interessano i risultati, le riforme, il lavoro e lo sviluppo economico. E dunque quando questi risultati promessi non arrivano ecco il malcontento e addirittura anche l’indifferenza ai nostri gridi di allarme per le sorti di una città affidata alla sinistra radicale e comunista.
Per l’elettorato leghista va aggiunto anche lo shock degli sbarchi di profughi dall’Africa da accettare!

Fattori locali
Va detto che dopo 14 anni di governo locale ci dovrebbero essere 2 risorse che spesso consentono di andare in controtendenza rispetto alla spirale nazionale. Sono il buongoverno locale e la distribuzione del potere a livello territoriale : non è un caso che anche nelle tornate più difficili spesso i sindaci uscenti riescano a prevalere.
A Milano tutto ciò non è scattato, perchè di errori l’amministrazione Moratti ne ha commessi tanti, nella totale insipienza e indifferenza per 5 anni dei responsabili del PDL.
Abbiamo affidato a dirigenti non adusi al rapporto con gli elettori troppe scelte. Abbiamo pagato in periferia una gestione pessima, lenta e formalista delle case popolari da parte di Aler e Demanio ( parliamo di 72.000 famiglie ). Siamo stati un po ingenui nei rapporti col mondo cattolico. Soprattutto abbiamo lasciato praterie di consenso ai propagandisti della sinistra, con tutto l’armamentario di comitati , associazioni e sindacati senza presidiare il territorio in tutti i luoghi e occasioni dove si fa consenso. Ci siamo cullati nell’idea dell’invotabilità della sinistra e i nostri eletti, nella migliore delle ipotesi, hanno frequentato solo i “palazzi” e non le strade.
Invece stavolta anche nei quartieri borghesi e popolati di professionisti molti voti sono andati alla sinistra “per cambiare”: con noi ci si lamentava che Milano non avesse l’ordine perfetto di un borgo svizzero, agli altri non si contestava una cultura statalista e una visione assembleare del governo cittadino che farà danni sicuri .
Un ultima amara osservazione: avere liberato la città dai Rom abusivi e avere migliorato notevolmente l’aspetto della sicurezza ha semplicemente fatto calare l’attenzione degli elettori su questo tema, suscitando una generale indifferenza ai nostri appelli a riflettere.

Da ogni sconfitta tuttavia si può risorgere a patto di trarre lezione e di rimboccarsi le maniche. Io suggerisco alcune proposte .

1)Un nuovo modo di comunicare

Queste elezioni sono state forse le prime in cui internet ha inciso più della televisione. A Milano la tv oramai la guardano solo le persone anziane e la gente si informa attraverso i siti on line dei grandi giornali ( che quindi hanno recuperato un ruolo), scambia opinioni attraverso i social media. Un ruolo importante se lo sono ritagliato anche i quotidiani free press. Su tutti questi mezzi siamo stati soccombenti.
Inoltre questi mezzi facilitano le cosiddette catene di Sant’Antonio di comunicazione politica : appelli , raccolta di firme, petizioni, articoli interessanti risposte alla disinformazione etc..tutto viene veicolato . Per non soccombere in questa comunicazione i nostri militanti devono essere motivati e coordinati a far girare contenuti e temi a noi favorevoli.
Altro aspetto da curare è favorire la nascita di quotidiani free press cittadine sia di free press di quartiere di ispirazione moderata. Queste ultime devono essere in stretta collaborazione con i nostri consiglieri di zona.
Operiamo dunque per avere un pool di persone che lavori sui social media, chiediamo ai giornali di area moderata di migliorare le edizioni on line, spingiamo per la nascita di quotidiani on line milanesi e lombardi vicini a noi., aiutiamo le free press vicine a noi.

2) Un nuovo modo di essere PDL

Più radicato sul territorio
Quello che più mi ha turbato è stato vedere la borghesia milanese delle professioni e del commercio , quello che una volta era il nostro blocco sociale di riferimento, fare una scelta “estetica” contro gli eccessi di Berlusconi e contro la freddezza della Moratti senza minimamente valutare i rischi “sostanziali” di una città amministrata dalla sinistra radicale: meno sviluppo, meno lavoro, meno sicurezza nel futuro delle famiglie.
Se questo è potuto succedere è perché non abbiamo dato modo alla gente di riflettere e sedimentare le nostre proposte. Abbiamo contrapposto un PDL gracile , che non difende sul territorio le sue politiche nazionali e locali . Quando per anni si lascia campo libero sul territorio a una sinistra che sa fare propaganda martellante in ogni ambito di disagio sociale, con un armamentario di finti comitati spontanei (altro che finti rom!), di sindacati, di disinformazione, non può bastare un po di televisione amica e qualche appello in periodo elettorale. Il consenso si crea e si coltiva giorno dopo giorno
Solo negli ultimi 2 mesi con il nuovo Coordinamento regionale è cambiato qualcosa, ma naturalmete non poteva bastare anche se è servito a mantenere il PDL primo partito della città.
La prima regola del nuovo PDL Lombardo deve quindi essere che ogni zona , ogni quartiere, ogni ambito lavorativo, ogni associazione di categoria o di interessi deve essere presidiata da qualcuno che ne è formalmente responsabile.

Fondato sul collateralismo e aperto ai comitati civici
Dobbiamo incentivare la nascita di associazioni , gruppi di interesse, comitati politicamente vicini a noi. Questo determina un duplice vantaggio. Da una parte possiamo contare su strutture dove la gente partecipa più volentieri, senza considerare la scelta più impegnativa di iscriversi a un partito. Dall’altra la nascita di nuove associazioni consente di valorizzare più persone e selezionare più futuri amministratori. Dobbiamo tenere vicini a noi questi mondi coinvolgendoli , attraverso appositi ambiti ( Forum, Consulte, Stati Generali etc), rendendoli protagonisti delle decisioni strategiche.

Disposto a investire per formare i giovani

Il PDL in questi anni ha certamente annoverato tra i suoi eletti non pochi giovani e numerosi trentenni.
Alle ultime elezioni milanesi è però imbarazzante il dato del voto giovanile che è andato fino all’80 % con Pisapia.
Per riconquistare queste fasce oltre a parlare con mezzi di informazione e comunicazione adeguati bisogna fare opera di formazione e proselitismo nelle università e nelle scuole, avendo cura di investire, come facevano i vecchi partiti, per mantenere una presenza fra i giovani. Mi riferisco alla disponibilità di sedi, alla possibilità di organizzare corsi e seminari gratuiti per formare politicamente e culturalmente dei giovani, senza mandarli allo sbaraglio direttamente nelle istituzioni , come talvolta è accaduto in questi anni.

Un PDL di nuovo forte , che rappresenta chi vuole cambiare in meglio la società, integrando il meglio della tradizione cattolica ,liberale e riformista.
Alla fine ciò che determina il successo di un partito sono e rimarranno le sue idee, i suoi valori , le sue proposte.
Il Popolo delle Libertà come dice il suo nome deve battersi per assicurare agli italiani la libertà, deve favorire lo sviluppo e il benessere contro ogni burocrazia.
Per avere nuovo slancio dobbiamo ripartire dalla rappresentanza degli interessi che la Sinistra, al governo come all’opposizione, non saprà mai coltivare per la sua matrice ideologica.
1. Dobbiamo ripartire da una grande difesa delle partite Iva , del lavoro autonomo, dei commercianti, della piccola impresa. Mi auguro che a queste categorie si possa offrire qualche sconto fiscale, ma quello che dobbiamo prospettare ( a costo zero per il bilancio statale) sono soprattutto procedure semplificate , tempi certi per le autorizzazioni, incentivi a investire, amministrazioni che aiutano chi crea occupazione e ricchezza e non viceversa. Insomma lotta alla lentocrazia e alla irresponsabilità

2. Più che trasferire Ministeri a Milano ciò che appare necessario è che il Governo esprima una cultura giuridica e amministrativa meno romanocentrica, meno statalista, meno astratta e slegata dall’economia reale. Avanziamo la proposta di affiancare agli uffici legislativi dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio un pool di tecnici ed esperti provenienti dal sistema produttivo e dalle professioni del Nord. Quindi meno leggi , scritte meglio e fondate sull’esperienza di chi lavora

3. Difendiamo sempre la famiglia nei suoi interessi preminenti : traduciamo in leggi e provvedimenti nazionali le buone pratiche sperimentate sul territorio per il sociale, la sicurezza, la pulizia , il decoro, il volontariato, i trasporti e l’ambiente. La concretezza delle ricette che funzionano contro la sinistra parolaia

4. Dobbiamo tirare fuori il meglio della esperienza dei sindaci e degli amministratori locali lombardi , dobbiamo trasformare i parlamentari PDL in “sentinelle” del corretto funzionamento di uffici, amministrazioni, Ministeri, servizi pubblici. L’esperienza di questi anni dimostra quanto sia difficile cambiare e riformare il corpaccione pubblico, ma la gente che ci vota vuole vedere che noi siamo dalla loro parte, non adagiati sul tirare a campare romano!

5. Dobbiamo poi riprendere 2 grandi intuizioni berlusconiane del passato e attuarle con determinazione.
• Ri-aumentare le pensioni minime; alla luce dei conti pubblici credo che cio’ sarebbe possibile solo istituendo un prelievo sugli stipendi e sulle pensioni d’oro di tanti dirigenti e grand commis pubblici , che ancora oggi ricevono somme vergognosamente spropositate per le attività fatte.
• Disboscare la legislatura nazionale e poi regionale per rilanciare il mattone, unico settore che oggi può trainare una economia statica

6 Infine concentriamoci sui costi del malfunzionamento della giustizia, non tanto per Berlusconi quanto per ogni cittadino. Dobbiamo stanare una sinistra che è succube della magistratura politicizzata. Noi dobbiamo denunciare ai cittadini un sistema giudiziario che non persegue l’immigrazione clandestina, i reati di vandalismo contro il patrimonio, la prostituzione, gli scippi, le truffe, i mancati pagamenti, perché concentrato su indagini con finalità politiche e ideologiche. Noi dobbiamo proporre una giustizia civile che dia certezze all’economia e una giustizia penale che assicuri prima di tutto incolumità e sicurezza ai cittadini.

Fabrizio De Pasquale

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