Fabrizio De Pasquale ha 58 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che questa dinamica città produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi cittadini.
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Source: Fabrizio c’è
Fabrizio De Pasquale ha 58 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che questa dinamica città produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi cittadini.
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Fabrizio De Pasquale ha 58 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che questa dinamica città produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi cittadini.
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Una piazza a 400 metri dalla Prefettura e vicina alla abitazione di Sala è prigioniera di degrado e illegalità.
Parliamo di piazza Risorgimento, che è stata oramai sequestrata da alcuni homeless violenti che vivono h 24 sulle panchine della piazza.
In assenza di controlli e sanzioni queste persone utilizzano la piazza e i giardini circostanti come luogo per dormire, mangiare e lavarsi e naturalmente abbandonare rifiuti. Non mancano molestie, atti osceni e comportamenti aggressivi, conseguenze di un forte tasso alcolico.
Colpisce che la Polizia Locale è le forze dell’ordine non possano obbligare tali persone a rispettare la legge e terminare il bivacco che dura da mesi.
Preoccupa la rassegnazione degli operatori di sicurezza perché l’impunità verso i bivacchi genera poi la sensazione che si possa fare di tutto, comprese altre attività illecite tipo lo spaccio, l’esplosione di fuochi di artificio, risse e aggressioni.
Nonostante i lodevoli appelli di vari comitati di residenti, quindi durante le ore serali la geografia di Piazza Risorgimento è la seguente: presenza baby-gang nei pressi dei locali, spacciatori al centro della piazza, homeless nelle aiuole laterali e nelle nuove panchine dell’area giochi di Corso Indipendenza.
Non è piacevole per donne e anziani circolare di sera col timore di aggressioni e minacce
Speriamo che le autorità comunali e di sicurezza , si muovano prima che accadano episodi ancor più traumatici.
Fabrizio De Pasquale ha 58 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che questa dinamica città produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi cittadini.
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Con la fine delle ferie estive e la ripresa dell’anno scolastico si moltiplicano le segnalazioni di problemi al traffico legati alle ciclabili.
In Corso Buenos Aires, una settimana fa un pullman granturismo si è fermato per un guasto provocando un blocco alla circolazione nella corsia direzione Loreto. Per 30 minuti, il tempo che un mezzo di soccorso riparasse il guasto, è stato il caos totale: con la corsia unica in caso di veicoli fermi il traffico non può defluire e le code presto paralizzano tutti gli incroci.
Anche in Alzaia Naviglio Pavese, dove si sta completando la “utilissima” ciclabile di collegamento alla Vento (Ciclabile Venezia-Torino ), il restringimento ad una sola corsia, la carreggiata e i cordoli innalzati determinano tutti i giorni stop ad ambulanze, mezzi Amsa e ATM. E’ sufficiente un’auto parcheggiata male e i mezzi più ingombranti come i compattatori Amsa o i bus della 59 di ATM rimangano bloccati, provocando disagi ed inquinamento ulteriore.
Anche i bambini sanno che, laddove passano mezzi pubblici su gomma, è da evitare una sola corsia per senso di marcia. E’ un concetto basilare della circolazione stradale, cosi come è essenziale in una città che i mezzi di soccorso abbiano sempre uno spazio per farsi largo nel traffico. Probabilmente qualche tecnico lo avrà anche fatto notare.
Però l’esperienza e il buon senso non bastano perché a Milano prevalgono la politica e l’ideologia
Nella visione della mobilità di Sala e degli Assessori gli intoppi e i disagi per la mobilità automobilistica sono uno strumento per convincere tutti a non usare le quattro ruote. Quindi il fatto che simili interventi rendano la circolazione meno fluida, loro non lo considerano un problema né tantomeno intendono ovviare a questi problemi. Se ci fate caso, non si è mai vista una pattuglia della polizia locale intervenire per fluidificare il traffico quando si verificano intoppi o congestioni.
Prevale la volontà di rieducare i milanesi. E l’ossessione di obbligare tutti a dismettere l’auto, non si ferma e non considera le esigenze di lavoro, di salute, di età, di distanza , di logistica, di clima che obbligano tante persone a dover usare l’auto anziché il monopattino o la bici.
Quando si governa una città sarebbe meglio migliorare e agevolare ogni tipo di spostamento: da quelli coi mezzi pubblici, a quelli con le bici, a quelli con le auto e le moto.
Fabrizio De Pasquale ha 58 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che questa dinamica città produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi cittadini.
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La nuova sistemazione di Buenos Aires con una sola corsia auto per senso di marcia, 2 ciclabili con cordoli e zero parcheggi è la perfetta sintesi di tutte le follie che in nome del “green” vengono imposte ai milanesi.
Partiamo col dire che questa è l’ennesimo rifacimento di una ciclabile che venne realizzata appena 3 anni fa.
Poiché però non era stato approntato un progetto, il Comune, di volta in volta che emergevano problemi o errori, è intervenuto per modificare, correggere, cambiare in corso d’opera. Dunque a spese dei contribuenti si è deciso di tappare le falle, anziché elaborare prima un progetto che tenesse conto di tutte le esigenze.
Non ci credete? Due documenti ufficiali confermano quanto dico. Il primo è lo studio del Politecnico che assegna a Corso Buenos Aires il record degli incidenti per i ciclisti: 135 in un anno! Segno che qualcosa non andava. Il secondo è messo nero su bianco dall’amministrazione comunale nelle premesse della delibera che stanzia fondi per la nuova ciclabile. Si spiega che la precedente non era sicura e urge un nuovo integrale intervento su corso Buenos Aires.
Dirigenti e Assessori che hanno approvato progetti così sbagliati da essere rifatti dopo 3 anni andrebbero citati per danni. Speriamo che le opposizioni lo rimarchino!
Anche il nuovo progetto è stato portato avanti senza tenere conto di osservazioni, rilievi e obblighi di legge.
Con la nuova sistemazione i camion Amsa dovranno fermarsi davanti a ogni civico per raccogliere l’imponente mole di rifiuti prodotta da residenti e commercio: il traffico retrostante rimarrà paralizzato in attesa, perché la corsia è unica! Ancor più grave l’assenza delle aree carico e scarico: ce ne sono 4 in 1600 metri e dovrebbero soddisfare 350 negozi. Impossibile ovviare al problema con gli stalli posizionati sulle traverse lateral , si può già prevedere una continua invasione di furgoni nelle ciclabili e nei passi carrai. Lo stesso discorso vale per le aree di sosta disabili: se nella prima versione dovevano scendere dalle auto in mezzo a 2 carreggiate, rischiando di essere arrotati, adesso è prevista una (1) sola sosta disabili in tutto il corso. Si tratta, è evidente, di una scelta disumana, ma anche contro la legge.
Terribile poi è la mancata attenzione alla sicurezza. Lungo il corso vi sono 3 stazioni Mm, centinaia di edifici che ospitano negozi , hotel, cinema etc. In caso di incendio o altra emergenza è letteralmente impossibile per i mezzi di soccorso farsi largo nelle uniche 2 corsie occupate da una fila ininterrotta di auto. Incredibile che Vigili del Fuoco e Polizia Locale non eccepiscano nulla.
Ultima beffa il verde. Maran aveva venduto ai commercianti che col nuovo progetto sarebbero stati collocati alberi lungo il corso. Invece di piante nemmeno l’ombra, giusto a ricordare che questa Giunta verde non cura il verde ma vuole solo penalizzare le auto.
Ancora una volta a Buenos Aires prima si fa la ciclabile, per farsi belli con le lobbies verdi e ambientaliste, e solo dopo si cercheranno di correggere gli errori che tanto pagano i cittadini. E ancora una volta, potendo fare degli itinerari più verdi e più sicuri nelle parallele vie Morgagni e Benedetto Marcello, si è scelto di far passare le bici nel Corso. L’obiettivo è solo rendere impossibile la sosta e meno fluida la circolazione delle auto e dei mezzi pubblici. Costi quel che costi .
Fabrizio De Pasquale ha 58 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che questa dinamica città produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi cittadini.
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Due terribili incidenti riportano in evidenza la questione sicurezza delle bici a Milano. Il doveroso rispetto per la vittima non deve però far prendere decisioni improntate alla commozione, alla immagine e alla improvvisazione. Sono possibili interventi specifici ma è anche la visione complessiva della mobilità in città che deve cambiare.
Gli incidenti più gravi di cui sono state vittime i ciclisti, sono quelli generati da mezzi pesanti che non vedono le bici al loro fianco. Il problema del cosiddetto “angolo cieco” non si risolve con le piste ciclabili, che agli incroci non possono essere materialmente protette né tracciate. E nemmeno con i 30 km/h di limite in tutta Milano come richiesto dai verdi. Questa è una fissa dei verdi ma nulla incide sui i mezzi pesanti che viaggiano molto piano ma purtroppo hanno zone che sfuggono alla visuale del guidatore.
Il Comune ha fatto una ordinanza perché siano montati sui mezzi pesanti dei sensori, una misura che, senza controlli, sarà l’ennesima grida manzoniana. Un aiuto potrebbe venire dall’attuazione di quanto previsto dal nuovo codice della Strada fin dal 2020. Esso prevede all’art 192 comma 9 negli incroci semaforizzati la presenza delle cosiddette “ case avanzate”, cioè delle aree , rigorosamente, delimitate da segnaletica orizzontale, disegnate a ridosso degli attraversamenti pedonali, ricavate arretrando leggermente la linea di stop delle autovetture. Questo consentirebbe ai ciclisti di attendere la ripartenza non affiancate alle auto o ai mezzi pesanti.
Una altra misura certamente utile sarebbe quella di limitare con delle finestre temporali la circolazione dei mezzi pesanti. I cantieri, come la distribuzione delle merci sono irrinunciabili per la vita di una metropoli, ma è assurdo che il Comune di Sala, paranoico con le telecamere e con la iper regolazione, non abbia invece mai affrontato il tema della logistica delle merci e delle fasce orarie per i mezzi pesanti. Anzi abbia smesso addirittura di pianificare le aree delimitate a carico e scarico. Tra l’altro ciò migliorerebbe la fluidità del traffico e la regolarità della sosta.
Questa dimenticanza ci riporta alla questione generale, cioè la visione che le ultime giunte hanno della mobilità a Milano e della sicurezza stradale. Purtroppo a Milano non è stata programmata una politica dei trasporti che aiuti e integri tutte le modalità di trasporto, sia pubblico che privato. Servirebbe una politica cioè che cerchi di sviluppare e migliorare tutti i modi in cui un cittadino può scegliere di muoversi, sia esso la macchina, la moto o la bicicletta, il mezzo pubblico o quello privato. E invece no libertà di scelta ma rieducazione del cittadino. Il Comune di Milano, sotto la spinta dei verdi, ha deciso che l’auto è il nemico e quindi tutte le iniziative sono pensate per ridurre gli spazi e tartassare gli automobilisti. E l’ansia di far vedere quanto si è green, ha impedito qualsiasi studio e progettazione, privilegiando le mode e le scelte di immagine, l’improvvisazione al potere.
Cosi non solo è stata trascurata la logistica, ma non è stato più realizzato un parcheggio né sotterraneo né di corrispondenza col risultato di avere tante auto parcheggiate su strada. Il trasporto pubblico è stato reso più caro e meno competitivo. Le piste ciclabili sono state usate per restringere le carreggiate e quindi sono state volute proprio nei grandi assi viari, senza badare alla sicurezza e anche ai polmoni dei ciclisti. E i monopattini e le bici a noleggio libero sono stati prima offerti al pubblico e poi, quando i buoi erano scappati, ci si è chiesti come regolarli. Prima si pensa a Instagram e poi si cerca di correggere i mostri che si sono creati.
Nel 2022 e 23 gli incidenti fra le utenze deboli (moto, bici, pedoni) sono in forte aumento perché il disordine che si è ingenerato nelle strade con tutte queste misure improvvisate (ad esempio le bici contromano) è il principale nemico della sicurezza stradale.
Ora il Sindaco chiede aiuto al Governo per la sicurezza dei ciclisti, ma il principale compito del Governo dovrebbe essere quello di impedire al Comune di Milano di fare continui danni in materia di mobilità e sicurezza stradale
Fabrizio De Pasquale ha 58 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che questa dinamica città produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi cittadini.
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