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Archivio di ottobre 2011

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La sinistra sa solo ripetere che è colpa di Berlusconi. Confutare questa balla non basta, bisogna proporre un nuovo patto sociale che dia speranza nel futuro.

martedì, 11 ottobre 2011

Il rilancio del nostro paese, oltrechè affidato al decreto sviluppo emanato dal Governo, può nascere solo da una svolta culturale che dovrebbe essere il primo obiettivo di un PDL rinnovato e motivato.
Quando parlo di svolta culturale mi riferisco al clima politico che si respira oggi in Italia. Un clima caratterizzato dall’odio e dall’invidia sociale, dal disfattismo e dal giustizialismo , il risultato di anni di martellante propaganda indiretta ma non per questo meno efficace.
Pensiamo alle idee che dominano sui grandi giornali così come nei cortei. Sintetizzo le idee, o meglio dire i luoghi comuni, che vanno per la maggiore spesso senza la minima reazione da parte delle coscienze libere: c’è la crisi? bisogna che i ricchi piangano; bisogna ripianare i conti? mettiamo nuove tasse possibilmente patrimoniali ; non c’è lavoro? allora ci pensi il Governo a creare per legge posti di lavoro; l’Europa ci chiede di mettere a posto i conti? Facciamo un bello sciopero. E poi i commentatori criticano il governo perché cresciamo poco ma lo Stato deve al contempo garantire milioni di giovani, di pensionati, di artisti, di ricercatori, di immigrati da accogliere, etc etc. Come in tutte le fasi prerivoluzionarie la ricchezza desta sospetto o viene equiparata a furto, i diritti individuali possono essere calpestati dalla folla che esige sangue, il conformismo di comici e intellettuali è imbarazzante.
La prima cosa da fare è ribaltare questo clima politico che riporta l’orologio della storia al 68 ‘, ribellarsi alle ricette stataliste e permeate di una ideologia anticapitalista che pensavamo sepolta dalle macerie del comunismo.
Queste ricette fallimentari sono riproposte come nuove grazie ad una spruzzatina di antipolitica e naturalmente puntando sul catastrofismo che affascina sempre i media.
Il Popolo delle Libertà deve prima di tutto ribellarsi alle letture della crisi faziose e strumentali che vengono spacciate come verità assolute.
Di fronte ad una crisi finanziaria che interessa tutte le democrazie occidentali, di fronte alla assenza di crescita economica che colpisce pressochè tutto il vecchio continente vale forse la pena riprendere le ricette , forse banali ma di buon senso dei classici liberali: dobbiamo tutti fare dei sacrifici (naturalmente anche chi riveste incarichi pubblici), lo Stato deve costare meno, dobbiamo tutti lavorare di più , lo stato deve creare le condizioni (regole ,incentivi,investimenti mirati) affinchè sia più facile creare lavoro, impresa, sviluppo e quindi nuova ricchezza . Certo sull’ultimo punto il Governo Berlusconi ha fatto poco e per crescere servirà più coraggio e meno tatticismo da parte degli alleati, ad esempio sulle pensioni, ma la cosa veramente difficile sarà smontare gli ostacoli allo sviluppo, che sono soprattutto la selva di leggi e regolamenti, frutto di una cultura statalista formalista e burocratica, che si nutre di adempimenti , pezzi di carta, vincoli minuziosi ma che poi non pensa ai controlli e ne aIl’efficacia. Questo rende difficile in Italia aprire nuove attività, questo impedisce nuovo lavoro per i giovani, questo allontana investimenti e innovazione. E’ un compito immane, in presenza di corporazioni sempre più ottuse, di polverosi contropoteri istituzionali capaci di paralizzare le scelte popolari, di sindacati onnipotenti e ideologici, di poteri economici e finanziari ( con relativi giornali) miopi che pensano solo a cavalcare l’antipolitica anziché preoccuparsi del futuro. Ma bisogna provarci per dare un senso al fare politica, per dare un futuro all’Italia e ai suoi giovani.
Il Popolo della Libertà deve quindi prima di tutto attrezzarsi per uscire dalle stanze del potere ( ammesso che tali siano) per combattere le terribili mistificazioni che , approfittando della crisi, i nemici dei valori liberali e occidentali stanno raccontando.
Soprattutto però dobbiamo dare una prospettiva di speranza e di benessere agli italiani che sono sommersi dal pessimismo interessato e dalla autoflagellazione permanente di chi, per azzoppare Berlusconi non ha mai esitato ad affondare il suo stesso paese.
Non basta quindi dire che la crisi è mondiale e la colpa non è del Governo. Il ceto medio preoccupato dei risparmi, i giovani dall’avvenire incerto, chi ha perso un lavoro hanno bisogno di speranza. Dobbiamo proporre agli Italiani un patto sociale per il futuro. Un patto che preveda di cambiare abitudini anche comode ma non più praticabili nel mondo globalizzato: in pensione presto, il posto fisso a vita, il Comune che finanzia tutto etc. In cambio però riforme strutturali che diano soprattutto lavoro ( anche se non pubblico) ai giovani, più credito e meno tasse per chi vuole intraprendere, una mobilità sociale caratterizzata dal merito, un welfare più efficiente e fondato sulla sussidiarietà. E soprattutto l’orgoglio di appartenere a un paese che ancora oggi sa sviluppare eccellenze apprezzate ed esportate in tutto il mondo. Il PDL presenti un grande piano per dare un futuro alle famiglie italiane e faccia emergere il nichilismo di una sinistra che campa sulla demonizzazione degli avversari e propone ricette superate che portano dritte al declino

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