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Milano Centro è l’ultima ridotta della sinistra. La sfida culturale per riconquistarla

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Milano 7 Marzo – C’e  qualcosa di strano nel 42% dei voti che i 3 collegi del centro di Milano  hanno  tributato alla coalizione Pd più Bonino. Una percentuale stratosferica non raggiunta nemmeno nelle ridotte Pd di Firenze e Bologna. Quali sono le motivazioni che spingono ad un voto così in controtendenza con il voto nazionale ??
Scartiamo subito l’ipotesi che sia stato un successo personale dei candidati. Nei collegi del centro correvano infatti  ex Dc, Udc, Monti, Centrodemocratico, Pisapia, e ora Bonino, Bruno Tabacci, l’ex partecipante all’ isola dei famosi Mattia Mor ed infine Lia Quartapelle parlamentare Pd famosa per aver fatto stanziare 500.000 euro per restaurare un barcone di migranti da esporre al pubblico.

La dinamica  di queste elezioni era centrata sul voto ai partiti. Dunque il successo del centro sinistra è ascrivibile al 28% preso dal Pd e al 10% addirittura ottenuto dalla lista Bonino, che nel resto d’Italia non è manco riuscita a superare la barriera del 3%.

 Esiste evidentemente nel centro di Milano un blocco sociale che è impermeabile alla inconcludenza e agli errori  dei governi PD che guidano l’Italia da 5 anni e Milano da 7. Sembra di capire che la valanga di tasse comunali e nazionali che si è abbattuta su redditi e su patrimoni di chi abita  in centro non abbia scalfito questo consenso.  Né tantomeno in centro i residenti si mostrano minimamente preoccupati delle guerre fra poveri, del degrado e della insicurezza che regnano a qualche km da loro, nelle periferie milanesi.

Piuttosto sembra che la narrazione fatta dal PD sulla “bella Milano” e riportata diligentemente dai media loro amici abbia funzionato. La favola del Pd che ha voluto Expo e dà crescita e lavoro a Milano a tassi  meno asfittici di quella italiana funziona, benché sia agli atti quanto il PD abbia in fase di candidatura osteggiato Expo e messo i bastoni fra le ruote all’economia:  non solo con le tasse ma anche con leggi e regolamenti paralizzanti (ad esempio il codice degli appalti o i tempi dell’edilizia privata milanese).

Il centro non ricorda la distrazione del governo Gentiloni su Ema,, né la vaghezza degli impegni sul dopo Expo o sulla riapertura dei Navigli. Piuttosto fanno presa  vecchi pregiudizi su Berlusconi, vecchi e nuovi luoghi comuni su razzismo e antifascismo, una presunta credibilità europea  della sinistra smentita dagli schiaffoni presi dalla UE su tutto.

Insomma professionisti, operatori finanziari, mondo della ricerca, 30/40 enni non si fidano del Centrodestra e si buttano sulla prima Bonino che passa, come fecero 5 anni fa con Monti (che prese il 20% a Milano) e alle europee con Renzi. C’è della leggerezza in chi vota per moda fra un aperitivo e un evento. Ma c’è anche una incapacità di chi dovrebbe recuperare questi voti, cioè di Forza Italia in particolare, a confrontarsi con questi mondi.

Se non si vuole riperdere Milano c’è da compiere una grande sfida culturale: spiegare a chi vive in relativo benessere che la ricchezza è frutto di lavoro e dinamismo dei milanesi e non di mediocri Sindaci, che Milano ha bisogno di libertà e attrattività fiscale e servizi efficienti, non di regolament , divieti e burocrazie depressivi.

E anche alle famiglie dei quartieri alti va ricordato che fra un po’ non basterà scappare nei week end per sfuggire al degrado, alla microcriminalità e allo spaccio che quando non sono combattuti si diffondono e infestano tutto.

Source: Fabrizio c’è

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