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Milano a 30 all’ora. Inutile per la sicurezza stradale, dannosa per ambiente e lavoro.

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L’obiettivo di verdi e sinistra è la decrescita felice

Assessori e consiglieri della maggioranza si sono già riuniti lunedì per decidere come applicare anche a Milano il limite dei 30 Km. Sono già molto scocciati per il fatto che Milano, punta di diamante di tutte le politiche green, si sia fatta battere sul tempo da Bologna. Si inventeranno qualche cosa di ancora più radicale… nella folle corsa a chi è il più gretino in Italia ?

Già è assurdo che Milano, afflitta da numerose emergenze sociali e di sicurezza, dia priorità nella sua agenda politica a misure frutto di mode e ideologie piuttosto che bisogni reali.

Il Sindaco, scavalcato dai suoi estremisti verdi, già annuncia che non sarà 30 km all’ora tutta la città ma solo una parte rilevante che comprende “tutte le strade piccole”. Qualunque cosa questo voglia dire, ciò significa far circolare nell’incertezza centinaia di migliaia di automobilisti e soprattutto, come se ce ne fossero pochi, prevedere una nuova selva di milioni di cartelli stradali e relativi pali.

Si sostiene che la ragione dei 30km sia la ricerca di una maggiore sicurezza stradale. Va detto che nelle ore diurne la causa principale degli incidenti gravi non è tanto la velocità quanto il disordine e l’anarchia che regna nelle carreggiate con relativo aumento di collisioni tra auto e camion da una parte e mobilità leggera (moto, bici, monopattini  dall’altra. Nelle ore notturne invece, si segnalano molti incidenti dovuti ad alta velocità e guida in stato di ebrezza, ma fino ad oggi il Comune attraverso la polizia locale nulla ha fatto per far fermare guidatori alterati e strafatti, mentre a far rispettare il limite di 50 Km/h ci sono solo le telecamere in alcune vie d’accesso.

Il limite dei 30 produce un abbassamento della velocità media generalizzato in un traffico già congestionato che determinerà più inquinamento, maggiori tempi di percorrenza e di motori accesi, minore fluidità del traffico e quindi maggiori incagli e tempi più lunghi anche per il trasporto pubblico. Spostarsi in taxi diventerà costosissimo mentre i disagi e le diseconomie per famiglie e imprese possono solo aumentare.

Si obietta che le zone a 30 km sono previste dal codice e furono attuate anche da Comuni di centro destra. Certo all’interno di singoli quartieri residenziali è una misura intelligente ma va sposata con una fluidificazione del traffico nei grandi assi viari della città. Purtroppo con Sala Milano ha fatto l’opposto, restringendo con ciclabili e marciapiedi i grandi assi di circolazione, le vie d’accesso e le circonvallazioni col risultato che molti usano pericolosamente le vie secondarie per spostarsi in città.

Per migliorare la sicurezza stradale è molto più efficace mettere più pattuglie di vigili sulle strade, fare più manutenzione stradale e migliorare l’illuminazione pubblica. Il limite generalizzato è inefficace perché è più pericoloso un automobilista ubriaco in una zona 30 km/h che un automobilista vigile in Via dei Missaglia a 51 km/h.

Alla fine come tutte le aree B e C, come le ciclabili e la distruzione della sosta, gratta gratta queste utopie verdi non producono alcun risultato in termini di sicurezza stradale e di ambiente. Sono solo una nuovo passo verso il vero sogno di verdi e sinistra: la decrescita felice (per loro) di Milano al posto di una città fondata sul lavoro, sul dinamismo economico e sociale, sul benessere.

Fabrizio De Pasquale

Fabrizio De Pasquale ha 58 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media.  E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che questa dinamica città produce ogni giorno.  E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi cittadini.

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Source: Fabrizio c’è

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