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Archivio di agosto 2012

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Professor Monti e Mister Hyde

sabato, 4 agosto 2012

Ci sono alcuni provvedimenti che ha preso Mario Monti che ci piacciono, perché vanno nel segno di ridurre il grande nemico del futuro dell’Italia: l’eccessiva spesa pubblica.

La riforma delle pensioni, che – aldilà dell’errore sugli esodati – produrrà risparmi sicuri per almeno un decennio; il taglio delle province, che – nessuno lo ha notato – si porterà con sé il taglio di questure, prefetture e altri inutili esempi di uno Stato ancora napoleonico nel terzo millennio; l’abolizione di piccoli tribunali; un po’ di tagli – purtroppo non selettivi – alla spesa degli enti locali; la nomina di un commissario esterno alla burocrazia romana, per tagliare le spese di tale burocrazia. Sono tutte cose che stavano scritte nel programma del PDL e che, per un motivo o per l’altro, non sono state realizzate pur essendo state promesse.

Poi c’è il Monti Mister Hyde, che ha realizzato provvedimenti che certamente non ci piacciono. Una confusa riforma del lavoro; la sostituzione dell’IMU leggera e federalista con una vera e propria tassa patrimoniale anche sulle prime case degli italiani; liberalizzazioni finte e persecuzioni fiscali vere. Molte di queste cose sono però il prezzo da pagare ad una coalizione di cui fa parte anche il PD.

Quando si devono prendere dei provvedimenti dovendo accontentare una base elettorale che va dalla Camusso a Briatore, è chiaro che alla fine si può solo legiferare dando una botta a destra e una a sinistra. Per questo a noi piace il professor Monti che rappresenta con grande credibilità l’Italia nei vertici internazionali, dove la sua storia serve a tranquillizzare i mercati che vorrebbero infliggerci cure da cavallo; però non ci piace il Monti Mister Hyde che deve sottostare ai diktat di sindacati, Repubblica e PD.

Insomma ci piacerebbe un Mario Monti che facesse delle riforme liberali che sono nelle sue corde, mentre non ci piace la soluzione pasticciata del governissimo messo in piedi da Napolitano con l’assenso di poteri forti, governi stranieri etc.

Con maggioranze così disomogenee, non si possono fare le riforme di cui c’è bisogno. E si rischia solo di trasferire il potere da una politica forse inadeguata, ad un ceto di burocrati che sono ancora più casta dei politici.

Dunque ci piacerebbe che il dottor Jekyll-professor Monti potesse disporre nel prossimo Parlamento di una maggioranza moderata, riformista, e con le idee chiare come quelle che sposano per esempio in Inghilterra Cameron o in Spagna Rajoy. Non ci piace invece il clima da compromesso storico che si vuole far passare in Italia. Molti politici oggi propongono grandi coalizioni per conservare il loro scranno e delegare a dei tecnici la responsabilità di fare cose impopolari, salvo far finta di criticarle. A noi, invece, piace la competizione tra programmi e squadre diverse che guardano al futuro.

Fabrizio De Pasquale

 

Doppiopesismo

sabato, 4 agosto 2012

Sono passati meno di dieci mesi da quando i giornali più autorevoli del Paese, i commentatori più esperti di politica estera, e l’intera opposizione parlamentare spiegavano che la madre di tutti i problemi della politica italiana era la presenza al governo di Silvio Berlusconi.
Lui era la causa dello spread, lui la ragione per cuila Merkele Sarkozy – da sempre preoccupatissimi per le sorti degli italiani prima di quelle dei propri Paesi – si vedevano contenti a deriderci e a chiamare Napolitano.
Ma soprattutto – fra i motivi principali delle nostre difficoltà in sede europea – c’era il fatto che si diceva che Berlusconi avesse rivolto alla Merkel lo sgradevolissimo epiteto di CULONA. Nella sterminata serie d’intercettazioni del nostro ex primo ministro pubblicate dalla stampa, per altro, di questo epiteto non s’è mai trovato riscontro. Ma – a dimostrazione che l’Italia è la Nazione del doppiopesismo – dopo appena dieci mesi dire ora che la cancelliera tedesca non è proprio così attenta agli interessi italiani e nemmeno a quelli europei è diventato così politically correct che è consentito a tutti anche parlar male della Merkel.
Se poi ci aggiungiamo motivi di faziosità calcistica, ecco spiegato come oramai tutti si sentano liberi di dare al cancelliere tedesco della CULONA e ciò non determina più quella sensazione di essere degli illetterati o dei cafoni. È come lo spread: non va quantificato in maniera ragionieristica, ma la sua “gravità” dipende da chi ha il potere, da come veste, e da quanto è politicamente corretto. Gli interessi nazionali? Un optional.

 

Anche i ricchi piangano

sabato, 4 agosto 2012

Perché Pisapia non rinuncia all’addizionale IRPEF e non tratta col PDL

Palazzo Marino è paralizzato da cinque giorni dal dibattito sull’addizionale IRPEF. Pisapia lo scorso anno – appena eletto – aveva introdotto questa nuova tassa motivandola con un buco trovato nel bilancio della precedente amministrazione.
Dopo l’approvazione del Consuntivo 2011 –in pareggio e senza alcun buco – in occasione del nuovo bilancio 2012 Pisapia ha voluto raddoppiare l’addizionale. In che modo?
Non più lo 0,2% in più per tutti coloro che superano i 33.000 euro di reddito l’anno, bensì, sempre da quella soglia, una tassa che colpisce progressivamente i redditi fino ad arrivare, per chi guadagna più di 75 mila euro l’anno, ad una aliquota aggiuntiva dello 0,7%.
Insomma tu guadagni più di 75.000 euro l’anno e dopo averne già lasciati al fisco 25.420 in ragione dei vari scaglioni, dovrai pagare al fisco il 43,7 % su ogni euro in più dei 75.000, lo 0,7 % in più del salasso statale. Chi sta sopra i 55.000 dovrà pagare lo 0,5 e così via.
Le obiezioni più comuni a questo provvedimento sono state respinte con sdegno dal centrosinistra.
Uno che a Milano guadagna 33.501 e magari ha una famiglia numerosa a carico, non e’ un ricco? Taci e paga!
Con questa addizionale si punisce chi il proprio reddito lo ha sempre dichiarato onestamente?
Versa, che non possiamo tagliare la spesa!
Con le tasse più alte di Lombardia e con Lugano a 50 km c’e il rischio di non essere competitivi nell’attrarre nuovi talenti, e magari ci facciamo scappare professionisti e imprenditori? Chissenefrega, a far girare l’economia ci pensa il Comune che fa la politica industriale!
Anche se quei soldi sottratti dalle tasche avrebbero generato consumi e quindi lavoro, redditi ricchezza? Vuoi mettere come spende bene il Comune fra consulenze, staff, assunzioni di amici, mostre di Dario Fo e finanziamenti ai Consigli di Zona!
Niente da fare, nonostante le tasse in più per il 2012 ammontino a 270 milioni e ci siano anche i 35 milioni di Ecopass e i 40 milioni regalati dalle banche per non essere chiamati in giudizio sui Derivati, la sinistra non vuole rinunciare a una tassa che aggiunge poco gettito (solo 28 milioni in più rispetto allo scorso anno) al bilancio del Comune di Milano.
Vadano a quel paese tutti i ragionamenti sulla crescita, su premiare il merito, sulla competitività, tutti specchietti per allodole (borghesi) che però trascurano un vecchio nemico che è ancora in grado di muovere il mondo: il profitto.
Perché la sinistra non vuole fare mezzo passo indietro sulla addizionale e per questa testardaggine sta mettendo a rischio addirittura il Bilancio? Mancano infatti 10 giorni per l’approvazione e prima devono ancora passare tasse ben più pesanti come Imu e Tarsu, eppure…
La ragione la spiegano in privato i consiglieri comunali di Pisapia costretti a questo tour de force: è una questione di principio, è troppo importante per noi sinistra far vedere che stanghiamo i ricchi (o presunti tali ). Ecco il nocciolo del problema: prima ancora del lavoro, dell’assistenza, del futuro per i giovani e le famiglie, viene l’odio sociale, il livore di cui si nutre questa epoca di crisi.
Così, sotto la rivoluzione arancione e la forza gentile dell’avvocato borghese, emerge una roba vecchissima, simile al vecchio PCI, che aumenta la spesa a Milano mentre in tutta Europa – dai conservatori ai laburisti – tagliano la spesa per combattere il debito.
Questa tassa dannosa ed evitabile mi fa tornare in mente le parole di un mio vecchio insegnante di religione, che sintetizzava così il comunismo: l’invidia è il sentimento alla base di questa ideologia.

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