Ci sono alcuni provvedimenti che ha preso Mario Monti che ci piacciono, perché vanno nel segno di ridurre il grande nemico del futuro dell’Italia: l’eccessiva spesa pubblica.
La riforma delle pensioni, che – aldilà dell’errore sugli esodati – produrrà risparmi sicuri per almeno un decennio; il taglio delle province, che – nessuno lo ha notato – si porterà con sé il taglio di questure, prefetture e altri inutili esempi di uno Stato ancora napoleonico nel terzo millennio; l’abolizione di piccoli tribunali; un po’ di tagli – purtroppo non selettivi – alla spesa degli enti locali; la nomina di un commissario esterno alla burocrazia romana, per tagliare le spese di tale burocrazia. Sono tutte cose che stavano scritte nel programma del PDL e che, per un motivo o per l’altro, non sono state realizzate pur essendo state promesse.
Poi c’è il Monti Mister Hyde, che ha realizzato provvedimenti che certamente non ci piacciono. Una confusa riforma del lavoro; la sostituzione dell’IMU leggera e federalista con una vera e propria tassa patrimoniale anche sulle prime case degli italiani; liberalizzazioni finte e persecuzioni fiscali vere. Molte di queste cose sono però il prezzo da pagare ad una coalizione di cui fa parte anche il PD.
Quando si devono prendere dei provvedimenti dovendo accontentare una base elettorale che va dalla Camusso a Briatore, è chiaro che alla fine si può solo legiferare dando una botta a destra e una a sinistra. Per questo a noi piace il professor Monti che rappresenta con grande credibilità l’Italia nei vertici internazionali, dove la sua storia serve a tranquillizzare i mercati che vorrebbero infliggerci cure da cavallo; però non ci piace il Monti Mister Hyde che deve sottostare ai diktat di sindacati, Repubblica e PD.
Insomma ci piacerebbe un Mario Monti che facesse delle riforme liberali che sono nelle sue corde, mentre non ci piace la soluzione pasticciata del governissimo messo in piedi da Napolitano con l’assenso di poteri forti, governi stranieri etc.
Con maggioranze così disomogenee, non si possono fare le riforme di cui c’è bisogno. E si rischia solo di trasferire il potere da una politica forse inadeguata, ad un ceto di burocrati che sono ancora più casta dei politici.
Dunque ci piacerebbe che il dottor Jekyll-professor Monti potesse disporre nel prossimo Parlamento di una maggioranza moderata, riformista, e con le idee chiare come quelle che sposano per esempio in Inghilterra Cameron o in Spagna Rajoy. Non ci piace invece il clima da compromesso storico che si vuole far passare in Italia. Molti politici oggi propongono grandi coalizioni per conservare il loro scranno e delegare a dei tecnici la responsabilità di fare cose impopolari, salvo far finta di criticarle. A noi, invece, piace la competizione tra programmi e squadre diverse che guardano al futuro.
Fabrizio De Pasquale